Immergersi nella scoperta dello yoga utilizzando le parole, è un po’ come percepire la bellezza di un panorama di un posto lontano, attraverso il racconto di qualcuno che l’ha vissuto… per quanto ci si possa impegnare, non rende appieno la sensazione.
Esistono diverse correnti di questa millenaria filosofia ma tutte portano in sé concetti quali “l’attenzione”, “la visione”, “la libertà”, “amore” termini dal significato immenso.
Lo yoga si applica nell’esplorazione degli spazi più profondi dell’inconscio poiché osserva che sono questi a creare dei condizionamenti, spesso causa d’infelicità.
Il fine della meditazione è di esplorare il respiro, non dirigerlo, cambiarlo o modificarlo.
A differenza del rebirthing o del pranayama, dove volutamente modifichiamo il respiro per raggiungere determinati stati, nell’anapana usiamo il respiro per diventare più coscienti. Nei primi alleniamo il respiro, nella seconda la coscienza.
Tu sei il tuo respiro.
E nel momento in cui il tuo respiro cambia anche tu stai cambiando, nei tuoi sentimenti, o nel modo di pensare e percepire.
Difendendoci dalla nostra più grande paura, inconsapevolmente ci priviamo anche del nostro maggior desiderio.
Il termine sanscrito “yoga” deriva etimologicamente dalla radice yuj dal significato di “legare insieme”, “unire”, “tenere stretto”. Tale vocabolo, è utilizzato nell’accezione di unione dell’individuo con dio, dell’uno col tutto.
Lo Yoga che è giunto a noi, è la versione esposta da Patanjali nella sua opera Yoga-Sutra o aforismi sulla Yoga, nel quale vengono descritti otto diversi stadi e passaggi, attraverso cui raggiungere la “libertà” intesa come totale unione col divino, e per poter raggiungere questo “stato d’estasi” o “illuminazione” (nel senso di ricevere la luce che permette di vedere chiaramente la verità) è necessario staccarsi dai legami illusori della nostra realtà che altro non sono che condizionamenti, proprio quei condizionamenti che ci portano alla sofferenza.
“Per il saggio tutto è sofferenza” scrive Patanjali, la sofferenza infatti è la conditio sine qua non della liberazione, essendo questa una condizione cosmica e non solo dell’uomo, poiché il fatto di esistere nel tempo, di avere una durata è fonte di dolore. Da qui, il concetto del “qui e ora” presente in tutte le filosofie yoga.
Ma torniamo agli otto passi o tappe dell’itinerario con destinazione la libertà, questi sono riassumibili in:
- freni (yama)
- discipline (niyama)
- atteggiamenti e posizioni del corpo (asana)
- ritmo della respirazione (pranayama)
- emancipazione dell’attività sensoriale dall’influsso degli oggetti esterni (pratyahara)
- concentrazione (dharana)
- meditazione (dhyana)
- samadhi